lunedì 2 settembre 2013

LONDON TATTOO - PRICK!

Henry "Hate" (nella Foto), noto tatuatore americano di Los Angeles, è il titolare di
Prick!, uno degli studio più noti e frequentati di Londra Est: aperto a Old Street una decina di anni fa, senza pose particolari, amichevole e popolare, viene definito dal boss Henry come un "amichevole studio di quartiere", ma in realtà è molto di più... 
Piccolo ed accogliente, sviluppato su 3 piani, frequentato da tantissimi londinesi giovani e non, è diventato negli anni uno degli studi di spicco della città cockney, non solo per la miriade di star dello show biz che in passato hanno deciso di affidarsi a Henry (Amy Winehouse, Henry Rollins, Boy George, Alexander McQueen, Pete Doherty, Bloc Party e molti altri) ma anche per l'estrema professionalità, gentilezza e pulizia dello studio. Oltre a Henry Hate, nello studio lavorano altri 3 tatuatori: Davide, Stewart e Has oltre a degli ospiti di fama internazionale che di tanto in tanto fanno tappa qui.

Un posto top quindi, per tutti quelli che decidono di farsi "marchiare" a Londra o anche solo x tutti gli appassionati. Un'ultima nota: è uno dei pochissimi studi di Londra che accettano anche clienti senza appuntamento!

Add: 386 Old Street EC1V 9LT
Tel: +44(0)2077299545
Web: http://www.henryhate.com/

venerdì 19 aprile 2013

St CHRISTOPHER'S INN - Cheap Hostel in Camden

Dormire a Camden non è consigliatissimo: andateci x vedere concerti, per
sbronzarvi, per fare casino tutta la notte, ma per dormire non è il massimo. Se proprio non potete rinunciarvi però, scegliete il St. Christopher's che almeno spendete poco!

Il St.Christopher's è un ostello posizionato nella prima parte di Camden high street e rappresenta una soluzione sicuramente economica ed adatta a persone giovani e "open mind". Stanze da 6 in classico stile anglosassone, adeguatamente pulite. La doccia è calda e abbastanza accogliente (nei parametri di un ostello cmque). Servizi igienici condivisi decisamente scadenti, a tratti a livello di quelli di una discoteca dopo le 4 del mattino. 

La colazione, abbondante e gustosa, è gratuita fino alle 10 e propone sia una versione continentale che una "english". Il wi-fi è libero e veloce, indispensabile per chi ha iPhone, tablet, portatili e deve connettersi a fog! 
Come dicevo nell'intorduzione, esistono quartieri migliori dove scegliere di passare la notte e anche altri ostelli della stessa catena più efficienti, puliti e con servizi migliori, ma se volete stare a Camden e spendere poco, questo è l'indirizzo che fa per voi.


Un'ultima nota: la sala pranzo/colazione/cucina (nella foto) dispone di due grossi televisori dove spesso trasmettono concerti di qualità...



Add: 48-50 Camden High Street, London NW1 0LT
Price: £££££
Tel: +44(0)207 388 1012
Transp: Tube Station camden Town (Northern Line)
Web: http://www.st-christophers.co.uk/london-hostels/camden

martedì 16 aprile 2013

SHOPPING IN LONDON - SCORPION (shoes in camden)

Comprare le scarpe a Londra è un impresa, non tanto per la difficoltà di
trovarle, quanto per la scelta del negozio: una quantità esagerata di shops si susseguono in tutte le zone più fighe della città e ovviamente Camden non poteva fare eccezione...

Scorpion è un must di Londra Nord: facilmente riconoscibile anche da lontano, grazie ad un grossissimo scorpione che tiene "pinzate" due Gola da ginstica, il negozio propone una buona varietà di All Star, Vans, Adidas, Gola, Nike, Fred Perry, DC Shoes, Etnies e tutte le marche di sneakers e non più serie in circolazione, oltre ad una discreta scelta di anfibi e stivali per lui e per lei.

Il negozio è piccolo e spesso affollato, anche perchè i prezzi sono piuttosto concorrenziali. Non sempre sono disponibili tutti i numeri e i colori, ma il proprietario pakistano vi proporrà di sicuro anche modelli non esposti che potranno farvi brillare gli occhi. 
Insomma, se siete a spasso per Camden, fateci un salto...

Add: 9 Chalk Farm Road NW1 8AA - Camden
Transp: Tube Stations Camden Town, Chalk Farm
Web: http://www.scorpionshoes.co.uk/



lunedì 15 aprile 2013

LONDRA SUGLI SCHERMI - THE QUEEN

Torna la nostra rubrica dedicata ai film ambientati a Londra: oggi vi
proponiamo un vero e proprio capolarvoro per tutti gli estimatori di sua maestà Elizabeth II.

Non è molto comune imbattersi in un film dove sono rappresentati uomini di potere ancora vivi ed ancora in una solida posizione di comando. Queste cose però possono accadere in Inghilterra, dove la libertà di parola è una valore sacro e dove, fatto non casuale, c'è un regista come Stephen Frears. The Queen affronta le due settimane in cui i rapporti tra monarchia inglese ed opinione pubblica furono difficili e sull'orlo della rottura, in un escalation senza precedenti. L'improvvisa morte di Lady Diana nell'agosto del 1997 lasciò sgomento il mondo e la casa reale, del tutto impreparata ad affrontare un lutto del genere, e ancora più impreparata a confrontarsi con l'amore degli inglesi per la principessa scomparsa.

A Stephen Frears non interessa il pettegolezzo o l'illazione pruriginosa, né tantomeno la ricerca di tesi cospirazioniste lievitate e poi inevitabilmente sgonfiate nei quasi dieci anni che ci separano da quella tragedia. Come suggerisce esplicitamente la citazione in epigrafe al film tratta da Shakespeare, "incerto è il capo su cui poggia la corona" (Enrico IV, Parte II), il tema del film è piuttosto un analisi disincantata sull'essenza del potere, e di come un evento tragico percepito in maniera negativa e sospettosa dall'opinione pubblica possa innescare un conflitto costituzionale senza precedenti.

Molto del valore del film è affidato alla bravura di Helen Mirren nel ruolo della Regina Elisabetta, che riesce a creare un personaggio tridimensionale e molto umano anche nelle sue debolezze e nell'attaccamento rigoroso ai propri poteri e alle proprie prerogative. La Regina è una donna di un'altra generazione, che comprende solo quando è troppo tardi quanto Diana sia stata amata dall'opinione pubblica e in particolar modo dai sudditi inglesi (suddito è il termine tecnico, non un dispregiativo). Allo stesso tempo però la Regina è molto protettiva nei confronti dei nipoti William e Harry, portati di gran fretta al Castello di Balmoran per sottrarli ad una stampa sempre più vorace ad aggressiva nell'ottenere notizie sui figli di Diana, ora che questa è scomparsa. Il film ipotizza che proprio quando il disamore degli inglesi verso la monarchia stava raggiungendo il culmine, Tony Blair abbia trovato una mediazione inducendo la Regina a riconoscere il lutto di coloro che amavano Diana e a farsene carico, tornando a Londra e rivolgendosi direttamente a loro.

Tutti i personaggi del resto sono trattati con profondità e rispetto in particolare il principe Carlo, ritratto con grande dignità. Forse il solo Tony Blair è rappresentato con una punta di amara ironia, visto che nel film assistiamo ai primi segni di un processo di trasformazione che da "uomo del cambiamento" eletto a furor di popolo lo porterà a diventare un politico sostanzialmente reazionario, deludendo le aspettative di molti. Ma non bisogna credere che solo perché i personaggi sono rappresentati nella loro umanità il film sia indulgente nei loro confronti. La sceneggiatura di Peter Morgan, tratta in parte dalle testimonianze di chi lavorava in quei giorni nelle varie corti coinvolte (Saint James, facente capo al Principe Carlo, Kensington, che rispondeva a Diana ed infine Buckingham Palace) è tutt'altro che indulgente nei confronti della Regina, rappresentata spesso in situazioni irriverenti (in vestaglia!) e in scambi di battute mordaci con i membri del suo staff. Specialmente se riferiti a Tony Blair, ignaro del protocollo reale. È senza dubbio uno dei film più convincenti presentati alla 63 mostra del cinema di Venezia.



Titolo originale: The Queen
Anno: 2006
Regia: Stephen Frears
Attori: Michael Sheen, Helen Mirren, James Cromwell, Helen McCrory
Genere: Drammatico
Durata: 97 min
Voto: 8/10

sabato 13 aprile 2013

Han Kang Restaurant - Gusto Coreano in salsa Americana...


Siamo andati a Han Kang, piccolo ristorante coreano tra Oxford Street e
Tottenham Court Road: 7 tavoli e una buona scelta di cibo che unisce i sapori coreani ad alcuni piatti tipicamente yankee. Il risultato è sorprendentemente ottimo!


In un ambiente affollato, ma comunque piuttosto in ordine, prendete posto ad uno dei tavoli in legno (al posto delle sedie , comode poltroncine nere) e preparatevi ad un'esperienza di vera cucina fusion: usa+korea (e di questi tempi...) 
Come antipasto consigliamo il pancake ai gamberi e il kimchi kimchi, piatto tradizionale coreano fatto di verdure fermentate con spezie: le porzioni sono discrete e i sapori fantastici. Proseguite (se non siete veg) con il barbecue misto: 30 sterline per una quantità spropositata di carne di manzo, carne di maiale, gamberi, pollo, calamari e verdure. Potete ordinare la carne già cotta, oppure cucinarla voi sul fornellino che vi porteranno appositamente al tavolo. Come alternative per i vegetariani, un buon piatto di riso coi gamberi o i sempre ottimi noodles, gustosi e saporiti, ma non esattamente la punta di diamante di questa cucina.

Lo staff è gentile e preparato e vi metterà subito a vostro agio. Inoltre è possibile farsi consigliare dai camerieri, l'abbinamento di birra o vino migliore x la vostra cena. I tavoloni presenti sono 7 e i camerieri solo 2, quindi armatevi di pazienza.

Type: Fusion
Add: 16 Hanway St  London, Greater London W1T 1UE
Price: £££££
Transp: Tube Station TOTTENHAM COURT ROAD
Tel: +44(0)2076371985
Open: 7 days 12:00-15:00, 18:00-22:30
Web: http://www.london-eating.co.uk/hankang

lunedì 8 aprile 2013

FOOTBALL IN LONDON - ARSENAL

L'Arsenal è uno dei club più famosi al mondo: è la squadra più vincente e nota di Londra e il suo fascino contagia da sempre migliaia di persone in tutto il pianeta...

La Squadra: Fondato nel lontano 1886 a Holloway, distretto situato nel London Borough of Islington., è uno dei quattordici club che rappresentano a Londra a livello professionistico, nonché uno dei più antichi nel paese britannico, militando nella massima serie del campionato nazionale (nota come English Premier League dal1992) ininterrottamente dalla stagione 1919-1920 (record). È la prima squadra della capitale del Regno Unito per successi sportivi e, in ambitofederale, la terza dopo Manchester United e Liverpool, essendosi aggiudicata nel corso della sua storia tredici First Division/Premier Leagues, dieci FA Cups, due Coppe di Lega inglesi e dodici (di cui una condivisa)Charity/Community Shields, mentre che in ambito internazionale ha conquistato una Coppa delle Coppe e una Coppa delle Fiere (ancorché competizione non riconosciuta dall'Unione Europea delle Federazioni Calcistiche). Inoltre, è una delle dodici squadre che hanno raggiunto le finali di tutte le tre principali competizioni gestite dall'UEFA: Champions League(2005-2006), Coppa UEFA (1999-2000) e Coppa delle Coppe (1979-1980,1993-1994 e 1994-1995).


I colori sociali, maglia rossa con maniche bianche, pantaloncini e calzettoni bianchi, hanno subito variazioni più o meno evidenti nel corso degli anni. Anche la sede del club è stata cambiata più volte. Se inizialmente la squadra giocava aWoolwich, nel 1913 si spostò all'Arsenal Stadium, ad Highbury. Dopo 93 anni, nel 2006, si è nuovamente spostato, seppur di meno di cinquecento metri nel nuovo Emirates Stadium. Lo stemma è stato modificato ripetutamente, ma al suo interno è sempre comparso almeno un cannone. Proprio per questo i giocatori e i tifosi dell'Arsenal sono soprannominatiGunners, in italiano "Cannonieri".


Gli Hooligans: Negli anni 80/90 gli Arsenal erano tosti, compatti, agguerriti e si facevano rispettare in inghilterra e all'estero. I tempi son cambiati: le leggi anti-hooligans, il passaggio di generazione e in ultimo il cambio di stadio, hanno "appiattito" quasi del tutto la tifoseria biancorossa di Londra Nord. Qualche nuovo focolaio "casual" è apparso negli ultimissimi ani, ma i tempi d'oro (vedi trasferta estrema ad istanbul) sono parecchio lontani. Comunque sia: le firm più note e violente erano i Gooners e gli Herd, gruppi compatti e numerosi che rendevano ostica per chiunque la trasferta ad Highbury. Le rivalità principali sono i vicini di casa del Tottenham e il Manchester United, ma in generale non corre buon sangue con tutte le firm londinesi, e con i supprters di Liverpool, Everton e Manchester City.
Nella storia degli hools dell'arsenal rimarrà storica la finale di coppa uefa del 2000: a poche settimane dalla morte di due tifosi del Leeds (uccisi nel cuore di Istanbul dai supporters del Galatasaray prima della semifinale di Uefa 1999/2000) un folto gruppo di arsenal decide di seguire la squadra nella finale di Copenhaghe contro il galata stesso. Gli scontri, documentati dalla immagini (http://www.youtube.com/watch?v=715un3vkugM) saranno durissimi e lunghissimi: ore e ore di scontri prima e dopo la gara, con diversi feriti da entrambe le parti. Un ultima nota: la tifoseria dell'Arsenal ha da sempre una dichiarata connotazione antirazzista (cosa insolita in Inghliterra).
Tra i libri che parlano dei gooners consigliamo: "Knuckle Sandwich" di Philip Cohen and David Robins (Penguin), "Steaming in" di Colin Ward (Simon & Schuster). Meno di nicchia ma storico, Febbre a 90° (Fever Pitch), film del 1997 diretto da David Evans, tratto dall' omonimo romanzo di Nick Hornby.

ANDARE A VEDERE L'ARSENAL: Le vittorie in campo internazionale e la mercificazione del fenomeno Arsenal nel mondo, attraverso personaggi del calibro di Henry, hanno reso la tifoseria biancorossa, oggi, una mandria di accaniti tifosotti pieni di gadgets e poco inclini allo scontro: questo rende una gita all'emirates, nel caso decideste di andare a vedere l'Arsenal, un'esperienza più vicina ad una partita di NBA che di Premier League. Reperire i biglietti è difficilissimo, a meno che non vi muoviate con mesi e mesi d'anticipo, acquistando i tickets sul sito (http://www.arsenal.com/) oppure affrontando le kilometriche code alla biglietteria dell'Emirates in settimana. Per raggiungere lo stadio Emirates Stadium scendere alla fermata Arsenaldella metropolitana Piccadilly Line. Si può anche scendere alla fermata Finsbury Park (linea Victoria, linea Piccadilly e Great Northern rail) o allafermata Highbury & Islington (linea Victoria, North London Line e Great Northern rail), a circa 10 minuti a piedi. La linea Victoria e la linea Piccadilly raggiungono anche la stazione King's Cross.
Per una pub session prima/dopo la partita consigliamo il The Gas Light (5 Station Pl, London Borough of Islington, N4 2DH) dove è comunque meglio andare se siete in compagnia di qualche inglese, visto che è qui che si riuniscono gli Arsenal che ancora vogliono "combinare qualcosa", il The Auld Triangle (52 St Thomas's Rd, London N4 2QW), un tempo sospetto, ora più tranquillo. Nessun problema invece, con atmosfera carina, al Arsenal Tavern-The Blackstock (175 Blackstock Road, London, N4 2JS), e al The Bailey (81 Holloway Road, Holloway, N7 8LT) mentre il pub riservato agli ospiti è solitamente il Drayton Arms.
Storico e folcloristico, ma decisamente troppo "turistico commerciale" il "The Gunners" (204 Blackstock Rd, London, Greater London N5 1EN)

mercoledì 3 aprile 2013

KOKO - Un must di Camden

Il Koko venne al mondo nel 1900 con il nome di Camden Theatre e di quel tempo conserva l'incanto vellutato, nonostante il suo palco abbia visto passare le creature più selvagge mai prodotte dal rock inglese dai Sex Pistols in poi.
Con le sue pareti rosso fuoco e décor vittoriano originale, e la gigantesca palla a specchi come ciliegina sulla torta, il Koko è uno dei locali da non perdere quando si visita Londra, sia per vedere un concerto che per una serata con DJ.

Personalmente sono stato al koko in una sola occasione e ne sono rimasto colpitissimo! L'atmosfera di questa venue è magica: la sera da fuori, tutto illuminato e con le persone in terrazza, è qualcosa di emozionante. Una volta dentro, l'ambiente è abbastanza scuro, col bancone del bar a darti il benvenuto e un guardaroba carissimo, da sfruttare solo se necessario. Come accennato, si tratta di un ex teatro inglese riconvertito, tutto riverniciato in rosso, con gli elementi tipici del vecchio teatro sul soffitto e vicino alle balconate. All'ultimo piano è presente un altro bar, conaccesso alla terrazza dove ci si pò rilassare, prendere un po' di aria fresca e fumare. I prezzi del bar non sono per nulla bassi durante gli spettacoli, ma attenzione: ci sono delle promo per cui se si arriva molto presto, solitamente dalle 19 alle 21, le birre e i drink sono in offerta stile happy hour!.
Lo staff è professionale e praparato, ma i buttafuori sono belli tosti e x nulla simpatici: appena finito il concerto preparatevi ad essere cacciati fuori in un nanosecondo senza poter fiatare.
Un posto comunque dall'atmosfera particolarissima ed unica: se una band che vi piace suona lì andatevi al volo anche perchè l'acustica è davvero ottima!

Add: 1a Camden High St, London NW1 7JE
Tel: +44 870 432 5527
Web: http://www.koko.uk.com/
Transp: Tube Station MORNINGHTON CRESCENT

domenica 3 marzo 2013

Wasabi - LA CATENA DEL SUSHI!

Le catene non sono mai state molto apprezzate da noi di FOG, ma Wasabi è stata una felice scoperta: una serie di negozi dislocati in tutta la città, forniti di sushi, sashimi, roll, e tutto quanto fa venire l'acquolina in bocca agli amanti della cucina giapponese.
Tutto il cibo è ordinatamente posizionato nei frigobar; potrete comporre voi la vostra "bag" come più vorrete,con i gusti a voi più congeniali (99 pence a sushi), oppure potrete scegliere un sacchetto gia composto.


Oltre al cibo freddo potrete scegliere tra le zuppe ed i Ramen, la carne, i piatti veg ed altro ancora.
Io ho assaggiato solo il sushi, e tanto, e sebbene non l'abbia trovato saporito come quello cucinato sul momento, è da premiare l'idea di un self service che abbassa tanto le spese per gli utenti, e sopratutto l'idea di una catena take away.


Ottimo posto dove fermarsi a mangiare buon sushi fresco. La cosa diversa dagli altri ristoranti del genere è che vi è un frigo dove puoi scegliere i pezzi di sushi( singolarmente confezionati) che preferisci! Il prezzo è nella media.

Tra i tantissimi shop della città, consigliamo il 58 di Oxford Street, il primo e più grosso tra i Wasabi!

Type: Jappo
Add: 58 Oxford Street W1D 1BH London
Price: £££££
Web: http://www.wasabi.uk.com/

venerdì 1 marzo 2013

THE SOUND OF LONDON - THE WHO

Gli Who sono una delle formazioni più inossidabili che il rock britannico abbia conosciuto. Il chitarrista, cantante Pete Townshend (nome d'arte di Peter Dennis Blanford Townshend,1945, Londra, Gran Bretagna) e il bassista John Alec Entwistle (1944, Londra, Gran Bretagna) si conoscono a scuola e nel 1962 formano alcuni complessi giovanili (tra cui una band di dixieland, in cui il primo suona il banjo e il secondo la tromba). Con Roger Harry Daltrey (1945, Hammersmith, Londra, Gran Bretagna), di professione lattoniere, alla voce, i Detours cominciano a crearsi un discreto seguito nella Londra dei primi anni '60. Con l'arrivo dell'eccentrico batterista Keith John Moon (1947, Londra, Gran Bretagna - 1978, Londra), personaggio trascinante e spettacolare (subentrato al dimissionario Doug Sandom), si afferma un'immagine forte e ribelle del quartetto che si fa chiamare inizialmente The Who e poi su indicazione del manager Pete Meaden, The High Numbers. Con questo nome pubblicano, nel 1964, il 45 giri "I'm The Face" (firmato, come pure il lato B "Zoot Suit", dallo stesso Meaden). L'anno seguente è decisivo: i quattro si ribattezzano The Who e vengono scoperti da Kit Lambert e Chris Stamp (in precedenza registi di cortometraggi) che manovrano affinché il complesso entri nel cuore della colorita scena britannica. Grazie ai singoli "I Can't Explain" (il cui demo è realizzato anche con l'apporto di Jimmy Page alla seconda chitarra) registrato nel dicembre 1964 e pubblicato nel gennaio 1965 e "Anyway, Anyhow, Anywhere" (aprile 1965) assaporano i primi successi, ma è l'inno epocale "My Generation" (novembre 1965) a lanciare il quartetto. L'esordio a 33 giri The Who Sings My Generation (1965) è adottato dai giovani mod inglesi come bibbia di vita giovanile, anche grazie a un live act fulminante e di impareggiabile energia che sconvolge la scena rock a causa delle chitarre che Townshend distrugge colpendo l'amplificazione e alle pirotecniche devastazioni operate da Moon sulla sua batteria.

Ma dietro a tutto questo c'è il talento del giovane Townshend, che preferisce non scegliere una sola strada creativa. Nonostante il singolo (ispirato ai Beatles) "The Kids Are Alright" riesca a bissare il successo precedente, la vena raffinata e ironica di brani come "Substitute" (febbraio 1966), "Happy Jack" (novembre 1966), un rifacimento di "Batman" e "I'm A Boy" (entrambe dell'agosto 1966) e dell'album A Quick One (1966, opera intrigante e sofisticata per i tempi, comprendente infatti la mini-rock opera omonima) non incontra i favori del pubblico. The Who è già un gruppo di culto in Gran Bretagna, ma è agli Stati Uniti che punta, patria di quel rhythm&blues che permea lo stile del chitarrista dandogli un sapore inedito. Grazie a un tour americano di inizio 1967 e alla spettacolare apparizione al Monterey Pop Festival la sera del 18 giugno dello stesso anno, il quartetto guadagna prezioso spazio nel territorio statunitense con il 45 giri "The Last Time/ Under My Thumb" (due canzoni dei Rolling Stones incise per protesta contro l'arresto di Mick Jagger e Keith Richards per detenzione di marijuana). Townshend trae ispirazione dai suoi studi artistici confezionando lo splendido The Who Sell Out (1967), un album che intercala canzoni originali a falsi spot pubblicitari e autentici jingle delle stazioni radio pirata britanniche, e che in qualche modo incapsula un'idea d'arte pop sorretta da canzoni al limite del fanciullesco ("Mary Anne With The Shaky Hands"), accoppiate a brani visionari di straordinario impatto come il singolo "I Can See For Miles".

Il successo però sfugge ancora e così la "rivoluzione" nel sound e nell'immagine del gruppo avviene nel 1968, con l'uscita del singolo "Call Me Lightning", suggello finale del primo periodo. Quando in piena estate Magic Bus arriva sul mercato, è evidente che gli Who hanno scelto una strada assai distante dal pop, una via dove la forza della musica delle radici deve trovare posto nell'ambito di un sound più elettrico, in grado di incanalare l'impressionante energia sprigionata dal complesso. Il segnale si concretizza in "Pinball Wizard", 45 giri tra i più belli della seconda metà degli anni '60 e assaggio di Tommy (1969), la prima opera rock che riesce a individuare un ruolo nuovo per gli autori di musica giovanile. Il successo del doppio LP riporta The Who al centro dell'attenzione grazie a un'affascinante storia (quella del cieco, sordo e muto Tommy) che si svolge attraverso una serie di indimenticabili brani ("I'm Free", "Sparks", "The Acid Queen", "Tommy Can You Hear Me?", " We're Not Gonna Take It"). L'apparizione al festival di Woodstock nell'agosto del 1969 conferma The Who come un gruppo rock di rara potenza e raffinatezza, ma anche portatore di un'immagine ribelle e coerente. Il tour che segue cattura al meglio questo spirito, come testimonia il ruvido disco dal vivo Live At Leeds (1970), un'opera di rara forza dove gli Who riescono a esprimere tutta la propria grinta e abilità. La vulcanica vena compositiva di Townshend e il suo crescente ruolo di portavoce della cultura rock lo inducono a scrivere una nuova opera, Lifehouse, che viene però in parte accantonata e dai cui avanzi nasce uno dei grandi capolavori del rock di tutti i tempi, Who's Next del 1971 (la ristampa in cd del 1996 presenta molto del materiale scartato di Lifehouse).


È l'estate del 1971: il grande sogno hippie degli anni '60 sembra ormai infrangersi in un contesto sociale rapidamente mutato, i grandi raduni dimostrano di essere ormai occasione meramente commerciale più che genuina esperienza di libertà, e il gruppo, partecipando nell'estate precedente al festival dell'Isola di Wight (la loro performance è ripresa sul live The Who At The Isle Of Wight Festival, 1996), lo sperimenta sulla propria pelle. In questo contesto Who's Next è un'opera fondamentale. Townshend non solo sfodera alcuni classici straordinari ("Baba O'Riley", "Behind Blue Eyes"), ma riesce anche a riassumere tensioni sociali e riflessioni esistenziali nella straordinaria "Won't Get Fooled Again", segnata dalla voce intensa di Daltrey, che cristallizza la delusione di un grande sogno collettivo infranto. Dopo l'antologia di rarità curata dal gruppo stesso Meaty Beaty Big And Bouncy (ottobre 1971) e una serie di tour di enorme successo in Europa e negli Stati Uniti, Townshend (che nel frattempo partecipa a "Happy Birthday" e "I Am", due album-tributo al guru Meher Baba e l'ottimo "Who Came First" del 1972) torna all'epoca giovanile per ispirare un'altra opera rock destinata a narrare la vita di un mod in un'Inghilterra di metà anni '60 percorsa da rapidi e radicali cambiamenti. Quadrophenia (1973) è il doppio album che ancora una volta cattura lo spirito di una porzione dell'universo giovanile, i mutamenti di sensibilità e di aspettative sociali con un interessante viaggio a ritroso. Il sound è sempre più robusto ma non mancano toccanti tributi agli elementi che fanno da contorno alla vicenda del protagonista Jimmy: "The Real Me", "I'm One", "Is It In My Head", "I've Had Enough", "5:15" e "Love Reign O'er Me" catturano con impeto l'ultimo grande momento creativo degli Who. Nel 1974, Odds And Sods presenta una serie di canzoni rare o inedite scelte da John Entwistle, inclusa "I'm The Face" degli High Numbers e un paio di brani dal periodo Lifehouse.

giovedì 28 febbraio 2013

BRITISH CLOTHES - Gli universi paralleli di Burberry e Aquascutum


Riportiamo questo bell'articolo di Giulia Crivelli trovato in rete, che mette a confronto due marchi storici dello stile londinese...
C'è una vicenda che mi colpisce e mi appassiona di recente, quella di Burberry eAquascutum, due tra i più conosciuti brand britannici dell'abbigliamento. Entrambi sono celeberrimi per gli impermeabili, ma col tempo sono diventati veri e propri marchi della moda. I loro sono stati per molti decenni destini paralleli, che ora divergono sempre di più. Il prototipo del primo impermeabile Burberry risale al 1856, Aquascutum fu fondata addirittura cinque anni prima, nel 1851, sempre a Londra. Da allora sono successe molte cose ed entrambi i brand hanno incrociato le star di Hollywood: Humphrey Bogart indossò un trench Aquascutum in Casa Blanca e in seguito il brand fu scelto da Cary Grant, e tantissimi altri attori, oltre che da politici come Winston Churchill e di Margaret Thatcher. Un simbolo di eleganza e stile, insomma. Per definizione intramontabile. E invece qualche giorno fa Financial Times ha scritto che l'azienda sarebbe sull'orlo del fallimento, nonostante gli sforzi di risanamento fatti da Harold Tillman, l'imprenditore che l'aveva rilevata nel 2009 e che, per inciso, è anche il presidente della Camera della moda inglese. E due giorni fa il Wall Street Journal ha ipotizzato che Aquascutum finisca in mani cinesi. E Burberry? Burberry invece sta benissimo: ha chiuso il secondo semestre dell'esercizio fiscale 2011-12 con ricavi a 1,027 miliardi di sterline, circa 1,25 miliardi di euro, in aumento del 19% rispetto allo stesso periodo ed è forse uno dei marchi meglio "piazzati" anche sul versante tecnologico, come ha scritto di recente Susanna Paparatti suRepubblica: i negozi (poco meno di 200 nel mondo) sono tutti connessi, arricchiti da video walls e touch screen, mentre la pagina Facebook di Burberry sfiora un record, paragonata ad altre di luxury brand di moda, con oltre 11,7 milioni di amici. Un dinamismo che ha determinato, ad esempio, anche la scelta di trasmettere in HD le recenti sfilate autunno-inverno 2012.
Insomma, passettino per passettino, Aquascutum si è incamminata sul viale del tramonto mentre Burberry ha salvaguardato la tradizione innovando sia nello stile (vincente la scelta del direttore creativo, il giovane talento britannico Christopher Bailey) sia nella comunicazione. Io spero che Aquascutum si salvi, trovi una sua strada verso il futuro, ma credo anche che queste due parabole della moda saranno presto oggetto di studio in corsi universitari. E, ironia della sorte: è di ieri la notizia che gli eredi di Bogart hanno fatto causa a Burberry per aver usato senza autorizzazione un'immagine dell'attore con un impermeabile della casa. Ma non indossava Aquascutum?

lunedì 21 gennaio 2013

ALL STAR LANES - L'America anni 50 a Londra

L’America anni ’50 compare in piena Londra. Non potrete non pensare ad un bar stile Greese o Happy Days entrando in questo locale che unisce cucina american style, pista da bowling e feste dai temi piu’ vari. Ottima la carne grigliata, anche se il prezzo in proporzione e’ un po’ caro.

L'All Star Lanes di Londra è un locale molto carino in pieno yankee style anni 50, nel quartiere di Bethnal Green: un locale originale, che unisce due grandi passioni a stelle e strisce, come il bowling e la cucina. In pochi istanti vi sentirete trasportati dentro Happy Days o un film sugli anni '50. Se volete giocare a bowling, prenotate in anticipo: le piste sono poche e sempre affollate, con liste d'attesa abbastanza lunghe, tanto che difficilmente potrete fare più di una partita, salvo specificarlo al momento stesso della prenotazione.

C'è di buono che vi portano da bere direttamente ai tavolini delle piste, in modo tale da permettervi un simpatico aperitivo o un after hour mentre giocate con gli amici, per poi recarvi al ristorante interno, davvero enorme, per proseguire con la cena. Piatti di dimensioni ragionevoli, prezzi decisamente alti, ma la comodità di essere nello stesso luogo è notevole.


Una cosa non mi è piaciuta: le scarpe per il bowling vengono date appena entrati, col risultato che ci si ritrova scalzi sul pavimento d'ingresso, dove passa la gente con le scarpe sporche o addirittura bagnate se fuori piove... alquanto anti igienico.


Type: American
Add: 95 Brick Lane, London, Uk, E1 6QL
Tel: +44(0) 20 7426 9200
Price: £££££
Web: www.allstarlanes.co.uk
Transp: Tube Station Bethnal Green

sabato 19 gennaio 2013

SLAM CITY - Lo skate-shop di Londra dal 1986

(una delle murate di tavole del negozio)
Come tutte le grandi metropoli, anche Londra annovera una grande quantità di skaters tra i suoni abitanti. Il fascino della tavola a 4 ruote ha invaso la città fin dai primi anni 80 e già nel 1986 nasceva quello che sarebbe diventato un punto di riferimento per tutti gli skaters londinesi, lo SLAM CITY!

In una vietta piccolina, nei pressi di Covent Garden, di fornte al NYSB, troviamo il negozio di skateboard più famoso di Londra. Nato nel 1986 e affermatosi come pochi altri store della capitale, Slam offre una gamma impressionante di tavole, trucks, ruote, ma anche caschi, paragomiti, ginocchiere e abbigliamento da skateboard. Le marche ci sono tutte: Vision, Thrasher, Santa Cruz, Vans, Airwalk, Powell Peralta, Anti Hero, Converse, Emerica, CD Shoes e via dicendo.

(il piano inferiore)
Il negozio è sviluppato su due piani: al piano terra troviamo tavole, grip e trucks da skate, oltre ad un ampio corner dedicato alle ruote. Al piano di sotto scarpe, vestiti e zanini vanno per la maggiore, ma troviamo anche cappellini e altri gadgets. I commessi sono tutti competenti e i padroni di casa super simpatici e disponibili. Se siete amanti dello skateboard non potete perdervelo, se non lo siete vi consigliamo cmque una visita x acquistare qualche capo d'abbigliamento trendy...

mercoledì 16 gennaio 2013

BRITISH CLOTHES - Fred Perry

(100 years FP spot)
Forse il marchio simbolo del BRITISH STYLE, Fred Perry è uno dei must di Londra. I punti vendita ufficiali sono 3 ma la marca dell'alloro, tanto cara a MODS, SKINHEADS, ma anche a tantissimi personagg noti ella musica, si può trovare in tantissimi store della capitale.

Due parole sulla storia della marca: Mr.Frederich John Perry, campione prima di ping pong e poi di tennis, negli anni trenta creò la linea di abbigliamento che porta il suo nome e che negli anni cinquanta e sessanta era considerata tra le migliori in fatto di indumenti per il tennis e il polo. Come per Lacoste (amico personale di Fred) il capo simbolo del marchio rimane la polo, che presenta come segno distintivo una corona d'alloro sulla sinistra del petto: si distingue da Lacoste per il taglio più slim fit e per il fatto che il logo è ricamato nel tessuto piuttosto che essere cucito come invece avviene per il piccolo coccodrillo francese. Fred Perry vide il successo della sua linea consolidarsi soprattutto negli anni Sessanta, quando il brand divenne molto popolare tra i giovani britannici. Insieme a Ben Sherman prima e Lonsdale poi, divenne il marchio simbolo delle sottoculture Mods e Skinheads, nate in Inghilterra a cavallo di quegli anni e presto diffuse a macchia d'olio in tutta Europa
(Skingirl wearing FP t-shirt)
FP, insieme al francese Lacoste è considerato l'inventore delle maglie cosiddette polo (chiamate così poiché usate anche nell'ambito dell'omonimo sport) caratteristiche nel taglio nel pregiato tipo di fabbricazione e lavorazione del cotone. Negli anni settanta nasceranno anche altre marche che produrranno polo, come la Polo Ralph Lauren, che ha preso spunto da Fred Perry, ma che non le ha inventate, e tante altre linee simili, che hanno in qualche modo imitato a modo loro lo stile delle Polo originali.
Un'ultima curiosità: molti artisti degli ultimi decenni hanno fatto di Fred Perry un vero e proprio must. Oltre ai "modernisti" Paul Weller, Pete townshend e i rude boys come Laurel Aitken o Fatty, citiamo Pete Doherty, Gwen Stefani, i frateli Gallagher, Amy Winehouse (che ha pure collaborato col marchio disegnando u'intera linea femminile), Damon Albarn e molti altri. 

(Jimmy - Quadrophenia)
Ma veniamo a Londra: gli store monomarca della capitale sono tutti e tre bellissimi, stilosi e davvero forniti; polo di ogni tonalità e taglio, maglioncini e felpe all'ultima moda, ma anche scarpe, giubbotti, cappelli, sciarpe e un reparto femminile d'altri tempi, con gonne, polo slim fit e golfini da donna degni di fine anni 60. Personalmente il mio preferito è quello al 14 The Piazza (Covent Garden), ma tutti e tre meritano una visita, anche perchè i negozi  FP londinesi hanno molta più scelta rispetto a quelli italiani: alcuni capi d'abbigliamento addirittura vengono prodotti solo per il mercato britannico... e scusate se è poco.

I prezzi in linea di massima sono gli stessi dell'italia, ma come detto, la scelta e la qualità non hanno confronto...

Indirizzi degli store:


COVENT GARDEN - AUTHENTIC SHOP:

14 The Piazza,
Covent Garden,
London,
WC2E 8HD


NEWBURGH STREET - Laurel Wreath Collection Shop

12 Newburgh Street,
(off Carnaby Street),
London,
W1F 7RP,
United Kingdom
Unit 6 & 7 Thomas Neal's,
Seven Dials,
Covent Garden,
London,
WC2H 9LD,
United Kingdom

Unit 21,
Liverpool One,
6 Manestys Lane,
Liverpool,
L1 3DL,
United Kingdom


11 Police Street,
Manchester,
M2 7LQ,
United Kingdom


AUTHENTIC SHOPUnit 137a,
York Designer Outlet Village,
St. Nicholas Avenue,
Fulford,
York,
North Yorkshire,
YO19 4TA,
United Kingdom


Web: