Ritrovo ore 17:00 in Piccadilly Circus. Fa un freddo della Madonna a Londra, ma per fortuna non piove. Toto e Morgan arrivano puntuali e in un momento siamo in metropolitana. Racconto ai ragazzi della mia giornata londinese e della curiosità di vedere i Chelsea in azione. La tube è affollata di tedeschi diretti a Stamford: sono belli pieni di lager e nella mandria inutile si scorgono un paio di gruppetti belli carichi e pronti ad eventuali visite.
Morgan dice che quando arriveremo a Earl’s Court succederanno casini: è una tana dei blues quella e a quest’ora ce ne saranno un bel po’. Il ragazzo non si sbagliava, ma quando arriviamo a quella stazione, oltre ai tanti Chelsea, c’è un compatto cordone di polizia che impedisce alla gente di fare ogni “movimento”.
Chelsea crew fuori da Stamford un'ora prima del match |
In pochi minuti arriviamo a Fulham Brodway. Scendiamo. I Bobbies, con telecamere spianate e cani che abbaiano, raccolgono in una zona della banchina tutti i tedeschi che mano a mano arrivano con la metro, per fargli fare il corteo fino allo stadio, mentre noi e altri inglesi usciamo in strada. C’è già parecchia gente intorno a Stamford, ma noi abbandoniamo subito la via principale, per infilarci nelle viette secondaria dove, a detta di Morgan, ci sono i pubs “meglio frequentati”. Stamford ha avuto una wonky evolution -mi dice- ma ogni tanto capita che, prima o dopo la partita, ci siano disordini nelle vie intorno allo stadio, specialmente quando arrivano i tedeschi, i gallesi e i turchi, tre razze viste piuttosto male in casa chelsea.
Arriviamo in fondo ad una vietta ed entriamo al Morrison, un pub no away fans abbastanza tranquillo. Facciamo un giro di lager e Morgan si scioglie un po’, iniziando a parlare di Hools, di Inghilterra e di tradizioni british. Ci sta dentro, è piuttosto orgoglioso di essere inglese e britannico, ma anche di essere di Londra Ovest, così diversa e migliore, a detta sua, della freakkettona east london. Detesta gli irlandesi e gli abitanti di Liverpool, stima i Rangers, ed è incuriosito dagli italiani.
Il secondo giro di pinte lo facciamo all’ Imperial Arms, un pub pettinato a poche centinaia di metri dal Morrison e dove la frequentazione è decisamente più sospetta: c’è una cifra di gente che beve litri di lager e di tedeschi non se ne vedono nemmeno in lontananza. Sono quasi tutti bianchi i frequentatori del pub e, per la grande maggioranza, enormi e poco sorridenti. L’ambiente è un po’ Loyal, un misto tra pettinanza e ignoranza hooligans… esattamente come mi immaginavo l’ambiente Chelsea. Beviamo 2 pinte a testa nel retro, dove loro possono fumare dopo mezz’oretta siamo di nuovo in strada. Attraversiamo un paio di viuzze abbastanza appartate, dove ragazzetti di 13 anni in tuta nike sono fermi, a cavallo della bicicletta, a lumare bene tutti quelli che passano, nella speranza di scorgere qualche gruppetto di tedeschi pronto all’azione. Sembrerebbero le vedette di football factory… “credo proprio che lo siano” commenta Toto.
Il terzo pub della serie, del quale non ricordo il nome, è senza dubbio il migliore: pelati sui 35-40 anni, totale assenza sciarpe o cappelli biancoblù, molti segni in faccia e un sacco di giubbotti stone island. Morgan dice che nei pressi di quel pub spesso si sono verificati disordini e due digos fuori dalle vetrate, con tanto di telecamere spianate, avvalorano decisamente la sua tesi. Toto beve velocissimo, buttando giù la lager con un ritmo impressionante e pure Morgan rimane stupito dalla facilità con cui un “non inglese” beve birra così in fretta. Fuori intanto è buio e l’ora della partita si avvicina.
L’ultima birra del pre gara (la quinta in meno di 2 ore!) la beviamo al NO, un pub sempre only chelsea, vicinissimo ai cancelli di Stamford, E’ tutto serissimo in giro, l’atmosfera è davvero vecchio stile, ma tutto sommato, credo che Upton Park sia meglio. Dentro al pub fa un caldo della madonna, c’è già un tot di gente ubriaca che canta a squarcia gola cori per il Chelsea e per la “madre” Inghilterra. E’ un po’ una baracconata sto posto, con tutti i ragazzetti con la maglia dei blues che devono snakebite e cantano in piedi sui tavoli, saltando e gesticolando.
Finiamo le pinte e entriamo.
La partita dal nostro posto (di fronte a sx gli ospiti!) |
I controlli non sono particolarmente tosti. La musica che accompagna l’ingresso dei blues è la filastrocca liquidator, sottolineata da tutto lo stadio CHELSEA!
Stamford è piccolo rispetto a San Siro, ma davero bello. Siamo nel lato corto, dietro la porta, in quello che una volta era lo SHED, dalla parte opposta rispetto agli ospiti, che sono tantissimi e si fanno sentire. L’atmosfera stupenda che c’era fuori dallo stadio però, sembra perdersi dentro, dove tutto è molto freddo, controllatissimo dagli stewart (pure al cesso!) e rigorosamente ordinato, con la gente che in modo babbissimo sventola delle cazzo di bandierine pre confezionate, distribuite dalla società fuori dallo stadio. C’è qualche momento di entusiasmo quando partono i classici cori sulle guerre…
There were 10 german bombers in the air
There were 9 german bombers in the air
There were 8 german bombers, ten
german bombers, ten german bombers in
the air....
e altri insulti verso i nemici alemanni e verso gli scousers che stanno perdendo a Istanbul. La gente batte le mani, canta e si accanisce un po’, ma la cosa dura poco e, tempo qualche minuto, tutto torna normale. Troppo normale, non c’è dubbio. Troppo controllato e compresso… sembra di essere a teatro più che allo stadio. Non si può nemmeno fumare!
La partita è discreta, il Chelsea vince 2-0 facile. Sheva gioca 3 minuti e tocca zero palloni, recitando la parte che nel Milan toccava ai vari Blomqvist e De Ascentis. Tristissimo, un giocatore finito.
Al fischio finale ovazione dello stadio e tutti in piedi a cantare BLUE IS THE COLOUR, FOOTBALL IS THE GAME!
(Io e Martin King) |
Usciamo abbastanza in fretta, mentre i tedeschi sono tenuti dentro a lungo. Ci dirigiamo verso le viette di prima, per andare a bere al famigerato Jolly, ma ci fermiamo quando vediamo il baracchino di Martin King, uno degli storici top boys degli Headhunters, autore del bellissimo libro Hoolifan. Ci fermiamo a fare un po’ di piazza, ci chiede di dove siamo, che squadra tifiamo e se siamo ultras. E’ preso bene con noi e facciamo pure una foto insieme, prima che arrivi tale Roberto Russo, un granata dei Korps che ha realizzato di recente un libro fotografico sugli ultras italiani in vendita in England e al quale ha collaborato lo stesso Martin King. Non è certo un capo sto qua e lo si capisce dalle domande dirette e spesso inesatte che mi fa riguardo alla vicenda Fdl e alle quali, ovviamente rispondo in modo vago. Stiamo li a chiacchierare un po’, anche King è interessato alle questioni ed è preso bene. Prendiamo un cappellino degli Headhunters e saluitiamo i ragazzi, chiedendo a Martin King un pub “giusto” andare a bere e ci dice che il più comodo è il Morrison, il primo pub della giornata. Dice che i migliori sono quelli dove siamo già stati (con grande soddisfazione di Morgan), perché gli altri ormai sono troppo commerciali.
Chiudiamo la serata con gli ennesimi giri di lager (non conto più le birre che abbiamo bevuto!) con Morgan scioltissimo che parla della sua terra e dei suoi punti di vista sul chelsea, sul millwall, sugli italiani, sui romani, sui turchi, sulla nazionale inglese, sulle questioni Celtic-Rangers, su The Football Factory, su Jason Marriner, sugli inglesi all’estero, sugli skinheads, sulla regina, sulla birra e su tutte le altre cose di cui volevo sentir parlare…
God Save The Queen!
Ale
Ale
(Fuori dall'ultimo pub prima della partita) |
Adesivo acquistato fuori da Stamford Bridge |